Tecnologie evolute per un ricambio d’aria continuo che coniuga salubrità, comfort termico, risparmio energetico
Invisibile ma determinante per la qualità della nostra vita e il nostro benessere: parliamo dell’aria. In particolare di quella che si respira nei luoghi chiusi, negli ambienti di vita e di lavoro frequentati per molte ore al giorno, che può essere causa di danni alla nostra salute e al nostro equilibrio psico-fisico nel lungo termine ma anche nel breve.
Fra gli edifici, più frequentati e nei quali si trascorre un maggior numero di ore, ci sono le scuole, dove spesso si registra anche un danno “a breve termine” legato ad una scarsa qualità dell’aria: quello della diminuzione della capacità di concentrazione e della produttività. Bambini e ragazzi, soggetti vulnerabili sotto l’aspetto fisico, hanno anche una capacità limitata di concentrarsi. E’ anche per questo che garantire in classe una buona qualità dell’aria significa favorire l’apprendimento e lo studio.
Come garantire una buona qualità dell’aria nelle scuole così come negli ambienti di vita e di lavoro?
A rispondere è Angelo Spena, ingegnere, Ordinario di Fisica Tecnica Ambientale nell’Università Tor Vergata di Roma: “Un adeguato e regolare ricambio d’aria è la modalità con la quale è possibile migliorare l’aria che respiriamo in ambienti chiusi. Lo si può fare per via naturale, aprendo cioè le finestre almeno una volta ogni ora per 5-6 minuti. Il fattore climatico, però, rappresenta un evidente limite: aprire la finestra incide negativamente sul comfort termico e comporta un notevole spreco di energia derivante dalla dispersione di calore. Non solo, questo tipo di ricambio richiede necessariamente il presidio attivo dell’ambiente: qualcuno deve provvedere ad aprire e chiudere le finestre”.
L’esigenza di immettere nell’ambiente aria “nuova” incontra dunque ostacoli che la tecnologia è riuscita con successo ad aggirare. Spiega il prof. Spena: “L’alternativa al ricambio d’aria naturale è rappresentata dagli impianti di ventilazione meccanica controllata (VMC). Disponibili da tempo sul mercato e oggi perfezionati, essi permettono un rinnovo di aria continuo, non hanno bisogno di essere assistiti nè di essere presidiati perchè funzionano automaticamente, provvedendo a un ricambio d’aria modulabile in base alle specifiche esigenze degli ambienti. Inoltre, aspetto che appare sempre più importante in un’ottica di efficienza energetica e risparmio delle risorse, la VMC comporta una dispersione di calore minima, consentendo di mantenere un comfort termico ottimale senza i disagi comportati dalla apertura delle finestre. Questo grazie al fatto che la VMC prevede uno scambio di calore (e, si noti bene, non di aria) fra il flusso di aria pulita immessa nell’ambiente, in inverno più fredda, e quella in uscita, più calda. Lo scambio di calore avviene grazie al contatto fra il condotto dell’aria entrante con il condotto dell’aria uscente. Tale recupero è tanto più intenso quanto più fredda è l’aria esterna”.
“Sebbene gli impianti di VMC siano alimentati da elettricità, l’energia di cui complessivamente necessitano è in ogni caso inferiore a quella che si sprecherebbe con l’apertura delle finestre – prosegue il prof. Spena – Recenti stime convergono nel quantificare il risparmio energetico ottenibile grazie alla VMC, rispetto a un ricambio d’aria naturale, in quello che definisco come ‘fattore 4’: con la VMC si può arrivare a consumare in totale, a parità di portata, fino a 4 volte meno energia rispetto a quella che si consuma con l’apertura delle finestre; oppure, a parità di consumo, si può ottenere un ricambio d’aria 4 volte più intenso”.
Altro aspetto fondamentale che il prof. Spena sottolinea è la possibilità di intervenire su edifici esistenti: “Sul mercato si trovano oggi anche impianti smart, modulari non centralizzati, che non richiedono grandi interventi sull’edificio. Sono installabili in tempi rapidi e sostanzialmente senza impedire la fruibilità della struttura durante l’installazione. Un vantaggio non da poco soprattutto per le scuole”.
Quali altri aspetti considerare
E’ evidente che laddove si voglia procedere all’installazione di un impianto VMC si devono considerare alcuni aspetti specifici. Fra questi la capacità dell’impianto elettrico di supportare la potenza necessaria per il suo funzionamento. “Questa valutazione è necessaria soprattutto per ambienti che sono maggiormente frequentati/affollati (proprio come le scuole) perchè la quantità di aria che deve essere rinnovata dal dispositivo è proporzionale al numero di persone che si trovano nell’ambiente” precisa il prof. Spena che evidenzia anche l’importanza del fattore “rumore”. “Il livello di rumore dei dispositivi VMC che si intende installare non è un fattore secondario come potrebbe sembrare – evidenzia il Prof. Spena – La rumorosità dell’impianto porta con sè, infatti, un ‘rischio inconsapevole’, legato ad un fattore umano. Chi, trovandosi nell’ambiente, non tollera il rumore tende a spegnere l’impianto oppure a ridurne la portata annullando o riducendo in tal modo l’efficacia della VMC. Anche aprire la porta o le finestre di un ambiente in cui sia acceso un dispositivo per la VMC significa alterare il corretto funzionamento dei flussi d’aria che ne permettono il rinnovo e la purificazione. Un rischio che nelle scuole è particolarmente elevato e che ricorda, una volta in più, l’importanza di educare all’uso corretto degli impianti perchè l’investimento in salute e benessere che viene fatto non venga vanificato. In generale è carente, e in particolare nel nostro paese, una cultura del vivere in ambienti chiusi, lo denunciai pubblicamente fin dal marzo del 2020 ai fini del contrasto del Covid-19: manca l’educazione a utilizzare con intelligenza gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione. Questo aspetto è venuto poi puntualmente emergendo dall’esperienza dei primi impianti VMC installati nelle scuole e nelle università per fronteggiare la pandemia”.